PUO’ ANCORA ESISTERE UN TEATRO CATTOLICO?
di Linda Manfredini
Pubblicato su Riscossa Cristiana
L'idea di lavorare a questo progetto, per far rifiorire un teatro di tradizione cattolica, mi è venuta circa un anno fa, dopo aver letto il discorso ai registi, autori ed attori tenuto da Papa Pio XII, nell’agosto del 1945, in Vaticano.
Tengo a precisare che la finalità di questo articolo non è di promuovere un nuovo spettacolo, né di promuovere una nuova compagnia, anzi, prendendo le mosse proprio da quelle sante parole, – dove si affermava la grande responsabilità data al Teatro e, in generale, all’Arte Drammatica verso l’anima dello spettatore - vorrei riuscire a catturare qualche anima bella, sperando che si voglia unire a noi, ad una regista ed un'autrice bisognose di fare teatro cattolico. E come si può fare teatro cattolico oggi?
Esiste un vieto pregiudizio, abbastanza diffuso, che mette in opposizione, quasi in reciproca ostilità, la Chiesa e la professione drammatica, ma è anche vero che le origini del teatro, pur essendo pagane, sono legate indissolubilmente alla sacralità ed al mistero.
A conferma della non ostilità del cattolicesimo al teatro, si può anche dire che Sant'Agostino, il quale ben conosceva l'arte drammatica, dopo la sua conversione, ha contribuito a far sì che essa non si perdesse, ma fosse messa a servizio della cristianità, la quale ha dato molti frutti, pensando alla grande, gloriosa, tradizione del teatro cattolico: dalle sacre rappresentazioni italiane, alle moralités francesi ed inglesi, agli autos sacramentales spagnoli, al rigoglioso teatro gesuita.. fino addirittura a certi tentativi nel XX secolo ad opera di Claudel, Bernanos e Von Hofmannsthal. Quindi, sempre nelle parole di Pio XII: “L'ufficio e la missione dell’arte rettamente usata è d'innalzare, mediante la vivezza della rappresentazione estetica, lo spirito ad un ideale intellettuale e morale, che oltrepassa la capacità dei sensi e il campo della materia, fino ad elevarlo verso Dio, Bene supremo e assoluta Bellezza, da cui ogni bene e ogni bellezza deriva (…) Quale magnifico campo di attività si offre pertanto a voi, autori drammatici, a voi, registi, a voi, critici teatrali! Spetta a voi di ristabilire il contatto fra il pubblico e le belle ed alte creazioni del genio umano, di lavorare alla rieducazione del buon gusto e alla onestà dei sentimenti, d'insegnare agli spettatori a scoprire essi stessi e a gustare i capolavori degni di tal nome, che presentate alla loro ammirazione.”
Noi non possiamo certamente negare quali furono le origini del teatro. Né possiamo elevarci a maestri, dato che siamo poveri peccatori pentiti e pronti a riparare. Noi vorremmo soltanto poter vivere facendo un teatro cattolico per elevare le anime e servire il Signore.
Mi si contesterà che già ci sono vari spettacoli cattolici e festival di teatro contenenti temi cattolici, sia in Italia che all'estero. Cosa rispondere.. ciò è innegabile.
Il problema per noi è un altro: a noi non basta più trattare temi cattolici, vorremmo di più... vivere il teatro da cattolici, ecco, formando una compagnia di cattolici praticanti che ripercorrano le origini sacre del teatro, esplorando il cattolicesimo in tutti i suoi misteri, per poterlo così donare a tutti gli spettatori.
Il pubblico di oggi è saturo di storie, di racconti e perciò avvezzo a scene di ogni genere. A questo pubblico non basta più di vedere un attore che interpreti un santo.. vuole di più, vuole crederci! È disperatamente bisognoso di tornare al mistero, alla sacralità, alla bellezza; la deriva del gusto collettivo è, purtroppo, un fatto innegabile, ma “… non sarebbe giusto di fare essa sola responsabile di simili pervertimenti, di attribuire alla sua stessa natura il gusto depravato della bruttezza e del male, o di crederla talmente indurita e assuefatta ai violenti incitamenti dei sensi da non essere più in grado di gustare piaceri onesti,quando le siano presentati in forma di reale bellezza. Esperienze recenti sono là a dimostrare che le vere e sane opere d'arte incontrano anche ora, anzi forse più che in passato, il favore non solo degl'«intellettuali», ma altresì delle classi popolari.” (Papa Pio XII, Discorso agli attori, registi ed autori, San Pietro in Vaticano, 25 agosto 1945)
Il mistero, il sacrificio, la santità, la passione di Nostro Signore, non si possono interpretare. Vanno vissute, meditandole ed amandole. Ecco, un teatro santo! O almeno che cerchi di farsi santo imitando Cristo, per santificare le anime degli spettatori. Perché per noi gli spettatori sono anime da salvare, anime da elevare. Noi li amiamo, quindi li vogliamo proteggere, nutrire con la verità, la bellezza, mettendo a servizio del Signore la nostra arte.
Noi non vogliamo mostrare, ma vorremmo salvare più anime possibili, -altro più grande risultato non si può sperare dalla Vera Arte - con la preghiera, il sacrificio, l'esempio e ricordando loro che esiste veramente il peccato e l'inferno, eterno.
Che bello sarebbe di poter così provare a servire insieme il Signore.
Bando per gli attori:
di Linda Manfredini
L'idea di lavorare a questo progetto, per far rifiorire un teatro di tradizione cattolica, mi è venuta circa un anno fa, dopo aver letto il discorso ai registi, autori ed attori tenuto da Papa Pio XII, nell’agosto del 1945, in Vaticano.
Tengo a precisare che la finalità di questo articolo non è di promuovere un nuovo spettacolo, né di promuovere una nuova compagnia, anzi, prendendo le mosse proprio da quelle sante parole, – dove si affermava la grande responsabilità data al Teatro e, in generale, all’Arte Drammatica verso l’anima dello spettatore - vorrei riuscire a catturare qualche anima bella, sperando che si voglia unire a noi, ad una regista ed un'autrice bisognose di fare teatro cattolico. E come si può fare teatro cattolico oggi?
Esiste un vieto pregiudizio, abbastanza diffuso, che mette in opposizione, quasi in reciproca ostilità, la Chiesa e la professione drammatica, ma è anche vero che le origini del teatro, pur essendo pagane, sono legate indissolubilmente alla sacralità ed al mistero.
A conferma della non ostilità del cattolicesimo al teatro, si può anche dire che Sant'Agostino, il quale ben conosceva l'arte drammatica, dopo la sua conversione, ha contribuito a far sì che essa non si perdesse, ma fosse messa a servizio della cristianità, la quale ha dato molti frutti, pensando alla grande, gloriosa, tradizione del teatro cattolico: dalle sacre rappresentazioni italiane, alle moralités francesi ed inglesi, agli autos sacramentales spagnoli, al rigoglioso teatro gesuita.. fino addirittura a certi tentativi nel XX secolo ad opera di Claudel, Bernanos e Von Hofmannsthal. Quindi, sempre nelle parole di Pio XII: “L'ufficio e la missione dell’arte rettamente usata è d'innalzare, mediante la vivezza della rappresentazione estetica, lo spirito ad un ideale intellettuale e morale, che oltrepassa la capacità dei sensi e il campo della materia, fino ad elevarlo verso Dio, Bene supremo e assoluta Bellezza, da cui ogni bene e ogni bellezza deriva (…) Quale magnifico campo di attività si offre pertanto a voi, autori drammatici, a voi, registi, a voi, critici teatrali! Spetta a voi di ristabilire il contatto fra il pubblico e le belle ed alte creazioni del genio umano, di lavorare alla rieducazione del buon gusto e alla onestà dei sentimenti, d'insegnare agli spettatori a scoprire essi stessi e a gustare i capolavori degni di tal nome, che presentate alla loro ammirazione.”
Noi non possiamo certamente negare quali furono le origini del teatro. Né possiamo elevarci a maestri, dato che siamo poveri peccatori pentiti e pronti a riparare. Noi vorremmo soltanto poter vivere facendo un teatro cattolico per elevare le anime e servire il Signore.
Mi si contesterà che già ci sono vari spettacoli cattolici e festival di teatro contenenti temi cattolici, sia in Italia che all'estero. Cosa rispondere.. ciò è innegabile.
Il problema per noi è un altro: a noi non basta più trattare temi cattolici, vorremmo di più... vivere il teatro da cattolici, ecco, formando una compagnia di cattolici praticanti che ripercorrano le origini sacre del teatro, esplorando il cattolicesimo in tutti i suoi misteri, per poterlo così donare a tutti gli spettatori.
Il pubblico di oggi è saturo di storie, di racconti e perciò avvezzo a scene di ogni genere. A questo pubblico non basta più di vedere un attore che interpreti un santo.. vuole di più, vuole crederci! È disperatamente bisognoso di tornare al mistero, alla sacralità, alla bellezza; la deriva del gusto collettivo è, purtroppo, un fatto innegabile, ma “… non sarebbe giusto di fare essa sola responsabile di simili pervertimenti, di attribuire alla sua stessa natura il gusto depravato della bruttezza e del male, o di crederla talmente indurita e assuefatta ai violenti incitamenti dei sensi da non essere più in grado di gustare piaceri onesti,quando le siano presentati in forma di reale bellezza. Esperienze recenti sono là a dimostrare che le vere e sane opere d'arte incontrano anche ora, anzi forse più che in passato, il favore non solo degl'«intellettuali», ma altresì delle classi popolari.” (Papa Pio XII, Discorso agli attori, registi ed autori, San Pietro in Vaticano, 25 agosto 1945)
Il mistero, il sacrificio, la santità, la passione di Nostro Signore, non si possono interpretare. Vanno vissute, meditandole ed amandole. Ecco, un teatro santo! O almeno che cerchi di farsi santo imitando Cristo, per santificare le anime degli spettatori. Perché per noi gli spettatori sono anime da salvare, anime da elevare. Noi li amiamo, quindi li vogliamo proteggere, nutrire con la verità, la bellezza, mettendo a servizio del Signore la nostra arte.
Noi non vogliamo mostrare, ma vorremmo salvare più anime possibili, -altro più grande risultato non si può sperare dalla Vera Arte - con la preghiera, il sacrificio, l'esempio e ricordando loro che esiste veramente il peccato e l'inferno, eterno.
Che bello sarebbe di poter così provare a servire insieme il Signore.
Bando per gli attori:
Tengo a precisare che la finalità di questo articolo non è di promuovere un nuovo spettacolo, né di promuovere una nuova compagnia, anzi, prendendo le mosse proprio da quelle sante parole, – dove si affermava la grande responsabilità data al Teatro e, in generale, all’Arte Drammatica verso l’anima dello spettatore - vorrei riuscire a catturare qualche anima bella, sperando che si voglia unire a noi, ad una regista ed un'autrice bisognose di fare teatro cattolico. E come si può fare teatro cattolico oggi?
Esiste un vieto pregiudizio, abbastanza diffuso, che mette in opposizione, quasi in reciproca ostilità, la Chiesa e la professione drammatica, ma è anche vero che le origini del teatro, pur essendo pagane, sono legate indissolubilmente alla sacralità ed al mistero.
A conferma della non ostilità del cattolicesimo al teatro, si può anche dire che Sant'Agostino, il quale ben conosceva l'arte drammatica, dopo la sua conversione, ha contribuito a far sì che essa non si perdesse, ma fosse messa a servizio della cristianità, la quale ha dato molti frutti, pensando alla grande, gloriosa, tradizione del teatro cattolico: dalle sacre rappresentazioni italiane, alle moralités francesi ed inglesi, agli autos sacramentales spagnoli, al rigoglioso teatro gesuita.. fino addirittura a certi tentativi nel XX secolo ad opera di Claudel, Bernanos e Von Hofmannsthal. Quindi, sempre nelle parole di Pio XII: “L'ufficio e la missione dell’arte rettamente usata è d'innalzare, mediante la vivezza della rappresentazione estetica, lo spirito ad un ideale intellettuale e morale, che oltrepassa la capacità dei sensi e il campo della materia, fino ad elevarlo verso Dio, Bene supremo e assoluta Bellezza, da cui ogni bene e ogni bellezza deriva (…) Quale magnifico campo di attività si offre pertanto a voi, autori drammatici, a voi, registi, a voi, critici teatrali! Spetta a voi di ristabilire il contatto fra il pubblico e le belle ed alte creazioni del genio umano, di lavorare alla rieducazione del buon gusto e alla onestà dei sentimenti, d'insegnare agli spettatori a scoprire essi stessi e a gustare i capolavori degni di tal nome, che presentate alla loro ammirazione.”
Noi non possiamo certamente negare quali furono le origini del teatro. Né possiamo elevarci a maestri, dato che siamo poveri peccatori pentiti e pronti a riparare. Noi vorremmo soltanto poter vivere facendo un teatro cattolico per elevare le anime e servire il Signore.
Mi si contesterà che già ci sono vari spettacoli cattolici e festival di teatro contenenti temi cattolici, sia in Italia che all'estero. Cosa rispondere.. ciò è innegabile.
Il problema per noi è un altro: a noi non basta più trattare temi cattolici, vorremmo di più... vivere il teatro da cattolici, ecco, formando una compagnia di cattolici praticanti che ripercorrano le origini sacre del teatro, esplorando il cattolicesimo in tutti i suoi misteri, per poterlo così donare a tutti gli spettatori.
Il pubblico di oggi è saturo di storie, di racconti e perciò avvezzo a scene di ogni genere. A questo pubblico non basta più di vedere un attore che interpreti un santo.. vuole di più, vuole crederci! È disperatamente bisognoso di tornare al mistero, alla sacralità, alla bellezza; la deriva del gusto collettivo è, purtroppo, un fatto innegabile, ma “… non sarebbe giusto di fare essa sola responsabile di simili pervertimenti, di attribuire alla sua stessa natura il gusto depravato della bruttezza e del male, o di crederla talmente indurita e assuefatta ai violenti incitamenti dei sensi da non essere più in grado di gustare piaceri onesti,quando le siano presentati in forma di reale bellezza. Esperienze recenti sono là a dimostrare che le vere e sane opere d'arte incontrano anche ora, anzi forse più che in passato, il favore non solo degl'«intellettuali», ma altresì delle classi popolari.” (Papa Pio XII, Discorso agli attori, registi ed autori, San Pietro in Vaticano, 25 agosto 1945)
Il mistero, il sacrificio, la santità, la passione di Nostro Signore, non si possono interpretare. Vanno vissute, meditandole ed amandole. Ecco, un teatro santo! O almeno che cerchi di farsi santo imitando Cristo, per santificare le anime degli spettatori. Perché per noi gli spettatori sono anime da salvare, anime da elevare. Noi li amiamo, quindi li vogliamo proteggere, nutrire con la verità, la bellezza, mettendo a servizio del Signore la nostra arte.
Noi non vogliamo mostrare, ma vorremmo salvare più anime possibili, -altro più grande risultato non si può sperare dalla Vera Arte - con la preghiera, il sacrificio, l'esempio e ricordando loro che esiste veramente il peccato e l'inferno, eterno.
Che bello sarebbe di poter così provare a servire insieme il Signore.
Bando per gli attori: